Una spy story sul lago di Garda, quella raccontata da Gianluca Jodice, ospite con “Il cattivo poeta” al Bobbio Film Festival.
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L’opera racconta gli ultimi anni di Gabriele D’Annunzio (Sergio Castellitto) divenuto ormai voce critica nei confronti del fascismo e oppositore dell’alleanza con Hitler, definito “ricolo nibelungo truccato alla Charlot”. Per meglio controllare il poeta, ancora molto amato e influente, nonostante gli eccessi con droghe e donne, il regime decide di spiarlo, compito che Achille Starace (Fausto Russo Alesi), allora segretario del partito fascista affida al giovane Giovanni Comini (Francesco Patanè), segretario federale di Brescia.
Ma durante l’assidua frequentazione al Vittoriale – utilizzato come vero set per la durata delle riprese -, è Comini a subire la fascinazione del poeta, comprenendone la lungimiranza e toccando dolorosamente con mano la crudeltà del regime.
Temi che, a oltre 80 anni di distanza, restano ancora incandescenti, come ha ricordato il regista Jodice, nel dibattito post proiezione con il critico Enrico Magrelli, nello spiegare il percorso che ha portato alla realizzazione dell’opera. E che spiega anche il perché un personaggio come D’Annunzio, al quale, è vero, si potrebbe tranquillamente dedicare un’intera serie viste le innumerevoli vite vissute, in realtà continui ad essere poco frequentato, relegato al ruolo di autore da antologia scolastica, come ha detto Magrelli, ingabbiato in luoghi comuni.
“Ho voluto rischiare un po’, raccontando una storia complessa, delicata politicamente – ha detto il regista Gianluca Jodice -. Ci sono temi, in Italia, che appena vengono toccati, c’è qualcuno che si agita, da una parte e dall’altra. Invece con la preparazione, lo studio, si riesce a realizzare in un film cose difficili da mettere in scena, da rendere credibili e forti, e dare la giusta complessità ai personaggi o passaggi, diversamente da come ci sono sempre stati presentati, ossia in maniera un po’ manichea”.
“Non si poteva raccontare un D’Annunzio antifascista, restituire più complessità a quella cosa, questo sì – continua -. Il fascismo di D’Annunzio è stato anche costruito a posteriori dal fascismo stesso, da Mussolini, che molto si ispirò a lui. Il film racconta il momento di distanza massima tra i due, dettata dall’alleanza con Hitlter, che il poeta non condivideva ed era molto angosciato per il futuro dell’Italia”.
Il Bobbio Film Festival – con la direzione di Marco Bellocchio, Pier Giorgio Bellocchio, Enrico Magrelli e Paola Pedrazzini – prosegue stasera, 27 agosto, alle 21 e 15 con Hammamet, film di Gianni Amelio. Il regista sarà presente in sala.
Questo post è stato pubblicato da Piacenza Sera