Francesco Zanot nel suo contributo critico al libro ci invita all’ascolto di quello che chiama il “canto flebile di un territorio sovra-territoriale, all’attacco della geografia politica, aggrappato com’è alla linea traballante dell’acqua per centinaia di chilometri”.
Le immagini di Simonazzi ci trasportano in sordina, senza enfasi, attraverso i territori bagnati dal Po, dal Fiume per antonomasia in Pianura Padana. Ritraggono paesaggi, persone, avvenimenti, con inquadrature fuori dai classici schemi di una composizione di maniera. Sono scatti che ritraggono la vita, con una semplicitĂ disarmante ma altamente espressiva.
Per chi conosce la regione del Po, questi scatti appaiono genuini, descrivono le atmosfere e i luoghi, immergendo l’osservatore nella vita del territorio.
Il Fiume non compare in tutti gli scatti, ma se ne sente sempre la presenza.
Come scrive Davide Papotti nel volume, esso viene esplorato “per “sottrazione”, escludendo quasi sempre l’immagine stessa delle acque, […] per provare a indagare fino a quanto riesce a spingersi nell’“entroterra” l’identità fluviale”.

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