Confessiamo che quando 40 anni fa, consueti al gusto ed alla predilezione a concepire l’opera secondo esclusivi parametri correnti e consolidati da una lunga tradizione, assistemmo al Municipale alla geniale opera di Claude Debussy “Pelléas et Mélisande”, capolavoro del teatro musicale definito impressionistico. Solo ora, rivedendola, scopriamo interamente il fascino di questa opera così diversa dagli schemi tradizionali, espressione di un simbolismo teatrale che si sviluppa in cinque atti, dove la musica accompagna il testo letterario senza ridurlo al consueto libretto e dove un accentuato spiritismo pervade in tutti i 5 atti, in questa rappresentazione ridotti in due parti.
Pelléas et Mélisande è l’unico dramma musicale di Claude Debussy, il quale presentò la sua opera a Parigi il 30 aprile del 1902, dopo una travagliata e discussa gestazione durata circa 10 anni. Da quando, cioè, il grande musicista francese conobbe il dramma in prosa di Maurice Maeterlinck e volle portarlo in musica accompagnando le note alle parole intervallate, spesso, da silenzi molto eloquenti. Naturalmente è un linguaggio musicale nuovo con reminiscenze wagneriane, ma con impronte impressionistiche che l’ascoltatore fatica ad assimilare con prontezza ma che, una volta calato nella partitura ne apprezza la delicatezza, la raffinatezza e gli armoniosi suoni. Dopo quest’opera Debussy cercherà ancora opere letterarie da musicare, ma la sua fatica non avrà risultati; così Pelléas et Mélisande sarà destinata a restare unica nel suo genere.
Un’opera, dunque, che meritava di far parte del cartellone della stagione e che ha finito per entusiasmare il pubblico presente, assai prodigo di convinti applausi finali ultra meritati per tutti i protagonisti della produzione dei teatri Municipali di Piacenza, Parma e Modena.
In particolare ci hanno particolarmente colpito fino all’entusiasmo le scene, i costumi e la regia del team creativo franco-canadese Barbe & Doucet dove prevale uno spiritismo dal sapore onirico e romantico: un vero capolavoro impressionistico dove ogni personaggio o elemento ha un significato simbolico.
LA TRAMA: Mélisande è una giovane ragazza, di regali origini, che si perde nel bosco frequentato dal cacciatore Golaud, nipote del re. Mélisande viene salvata e portata al castello dove sposa Golaud che ha un fratellastro, Pelléas che, a sua volta, si innamora di Mélisande pur non insidiandone le virtù, ma suscitando la gelosia del fratello che inizia a spiare i due giovani fino a trovarli abbracciati. Golaud allora ferisce a morte Pelléas e leggermente Mélisande che, in crisi di parto muore, come muore Golaud dopo aver sollevato la figlia neonata.
L’ESECUZIONE
Se il cast dei cantanti è di alta qualità con voci di particolare bellezza timbrica e di notevole incisività interpretativa come il basso Vincent Le Texier (Arkël) o il baritono Dion Mazerolle (Golaud), come il tenore Philipp Addis (Pelléas) o la Mélisande della tenera e dolce Karen Vourc’h, il protagonista principale lo abbiamo individuato nel maestro direttore d’orchestra Marco Angius che dall’eccellente orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini ha saputo estrarre suoni delicati con tempi eccellenti e di grande intelligenza dimostrando una grande conoscenza debussiniana.
A coronare la riuscita dello spettacolo da segnalare le luci di Guy Simard riprese da Andrea Ricci ed il felice seppur breve apporto del coro del Teatro Regio Di Parma. Domani, domenica 5 febbraio, andrà in scena la replica sempre al Teatro Municipale con inizio alle 15 e 30.
Questo post è stato pubblicato da Piacenza Sera