Questa operazione artistica porta poi a meditare sul rapporto fra fotografia, pittura e scultura. All’inizio del secolo scorso ci fu chi, come Paul Delaroche affermò “Da oggi la pittura è morta”, in quanto sembrava che “le immagini che si creano da sole” attraverso la fotocamera rendessero inutile riprodurre con un quadro la realtà. Nulla di più sbagliato, basti pensare alla corrente degli iperrealisti e ai loro quadri. Tuttavia, all’inizio del secolo scorso nascono correnti come l’astrattismo e gli scultori, come i pittori, si dedicano a comporre opere che non hanno la necessità di riprodurre la realtà. Renato Brozzi, invece, nei primi del ‘900 crea queste opere, che non sono astratte, ma che hanno una forza notevole. Nasce come incisore, dedicandosi poi anche alla scultura, ove traspone molto dello stile proprio delle incisioni.
Le opere dei fotografi del Circolo Fotografico “Renato Brozzi” trasmettono tutta questa forza, che già lo scultore aveva veicolato, con immagini forti, usando molto bene le caratteristiche dello specifico della fotografia: luci e ombre, colori, effetti di movimento, punto di ripresa, prospettiva, fotomontaggio…

Ne esce un lavoro di sicuro interesse, da vedere, e con cui confrontarsi. Da fotografi chiedendosi come ognuno di noi avrebbe interpretato o interpreterebbe una scultura, una bella sfida da tentare almeno una volta nella vita (fotografica). Da appassionati d’arte per arricchire la propria esperienza visiva confrontando due mezzi molto diversi fra loro, scultura e fotografia, uno prettamente tridimensionale e l’altro bidimensionale. Uno privo di colore e l’altro che può invece utilizzarlo liberamente. In particolare, alcuni autori hanno deciso per il bianco e nero, una tecnica fotografica dove la forma è tutto, mentre altri hanno aggiunto colori molto saturi, in modo da creare uno stacco.

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